Paperblog A.R.T.Associazione Paulo Parra Ricerca Terminalità

martedì 7 settembre 2010

E' arrivato il nuovo Blog A.R.T.


Abbiamo il piacere di comunicarvi che è on-line il nuovo blog dell'A.R.T.

Potete visitarlo a questo indirizzo:
www.artcurepalliative.com/blog

Da oggi tutte le notizie, i progetti, le nuove iniziative, gli articoli di approfondimento, le immagini e i video relativi ai temi:
  • cure palliative
  • hospice
  • sostegno alla persona malata e ai suoi cari
  • formazione dei volontari di accompagnamento e degli operatori
  • terapia del dolore e lotta al dolore inutile
  • sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi delle cure palliative e dell'hospice
  • elaborazione del lutto
  • aiuto a bambini e adolescenti che affrontano emozioni difficili
  • e tanto, tanto altro ancora
le potrete trovare sul nuovo blog A.R.T.

Aggiornato settimanalmente, ricco di informazioni, immagini, video e link utili il nostro blog vi guiderà alla scoperta del mondo dell'hospice e delle cure palliative!

Il
nostro nuovo blog è dedicato:
  • alle persone che affrontano la malattia grave o inguaribile, ai loro amici e famigliari e a chi vive la difficile esperienza del lutto.
  • ai volontari ed operatori di cure palliative
  • a chi vuole saperne di più sull'hospice
  • ai medici, infermieri, operatori dell'assistenza, psicologi, fisioterapisti e volontari
  • agli studenti univerisitari
  • agli insegnanti, presidi, genitori e alunni
  • e a tutti coloro che sono interessati a scoprire l'attività dell'A.R.T. e a sperne di più sui temi su cui siamo impegnati da più di 10 anni
Aspettiamo le vostre visite e i vostri commenti!

www.artcurepalliative.com/blog

venerdì 6 agosto 2010

Il lutto: un processo di formazione e di crescita possibile

Arcobaleno tra le montagne del Ladak (Tibet indiano)
Foto di Amanda Castello

Condividiamo con voi una riflessione sul lutto elaborata dalla dr.ssa Amanda Castello, fondatrice dell'A.R.T. L'abstract è stato presentato in occasione di alcune conferenze sul tema organizzate dall'A.R.T. a Piacenza e in provincia.




Tutti noi, un giorno o l'altro, ci troviamo davanti alla difficile e dolorosa esperienza della perdita di un essere caro. Troppo spesso, ci tocca vivere da soli le conseguenze della sofferta assenza. Ci sentiamo allora persi, incompresi, abbandonati… Nessuno ci ha mai preparato concretamente all'evento morte e le banali e scontate frasi di convenienza non ci aiutano.

Cosa fare?

Nel caso di una malattia grave o dell’età anziana, il lutto non è un "lavoro" da iniziare dopo la morte. Deve cominciare prima, nella fase in cui la consapevolezza dell'inguaribilità della malattia si sostituisce all'atteggiamento mentale della lotta per la guarigione. Fare il lutto di se stesso è un compito arduo e purtroppo spesso sottovalutato dai curanti e dai famigliari. Abbiamo spesso denunciato i danni di cui è responsabile il tristemente famoso "complotto del silenzio" che conduce solo all’isolamento della persona morente, all'incomunicabilità tra i membri della famiglia, alla perdita irrecuperabile di momenti preziosi da vivere tra colui che se ne va e coloro che rimangono, e favorisce un senso di colpa suscettibile di perdurare a lungo, fonte di problemi psicologici e somatici.




Dopo il decesso


Prima di tutto dobbiamo capire il lutto. Elaborare il proprio lutto necessita tempo ed energia, e
quando è possibile, una guida competente. Non è ragionevole imporre regole, tempi o metodologie standard. Si può soltanto ascoltare, accogliere, condividere, accompagnare e poi, quando ci sembrerà il momento, proporre delle linee-guida. Vorremmo offrire agli operatori, e a chiunque si avvicini alla situazione del lutto, alcuni punti di riferimento per essere in grado di riconoscere una normale elaborazione ed individuare i segni che preludono all'installazione di una situazione di lutto cronico o patologico.




Il lutto normale: è spesso considerato dagli autori che su di esso hanno riflettuto come avente una certa similitudine con la melanconia. Nel 1911, Karl Abraham lo definì una "emorragia interna" e spinse Freud a lavorare sul problema. Per Freud, quello che viene definito il lavoro di lutto, è indispensabile per riacquistare un equilibrio, ma può solo iniziare dopo la fine delle fasi del rifiuto e della collera che avvengono successivamente al decesso. Il processo del lutto segue delle tappe che obbediscono a vari fattori. Le reali tappe del lutto e le sue espressioni sono però legate alla presa di coscienza della perdita che avviene dopo il rifiuto, la ricerca dell'oggetto perso, l'agitazione, l'apatia...

Risulta
necessario vincere lo stato di schok. A seconda dei casi, si nota un peggioramento repentino della salute. I primi segni si verificano sempre a livello somatico, poi gli effetti dell’incapacità di adattarsi alla nuova dimensione di vita si manifestano a livello intellettuale.
Lo stesso
avviene sul piano affettivo. L'accettazione è l'ultima fase che permette una ricostruzione del proprio Io. E' il momento in cui si riesce a raccogliere i pezzi del puzzle sparsi ed a ricomporre la struttura della propria personalità.

L'attore Mauro Mozzani nello spettacolo "L'Eco della Pioggia"
realizzato da Manicomics Teatro appositamente per l'A.R.T.


Le complicazioni del lutto: lutto cronico e lutto patologico


Il lutto non è una malattia, ma lo può diventare. Non sempre risulta evidente l'identificazione di segni che avvertono della trasformazione del processo normale in un processo patologico. Le manifestazioni del lutto normale si acutizzano e diventano croniche e, se non sono capite in tempo e curate, possono trasformarsi in lutto patologico: apatia, assenze, indifferenza totale, insensibilità agli stimoli, anche al dolore... Il lutto acuto può manifestarsi in situazioni di morte improvvisa (incidenti) o violenta (attentati, crimini, catastrofi naturali...), o nel suicidio in cui la fase del rifiuto facilmente si protrae senza apparente via di uscita. A livello psichico, ci sono numerosi segnali da non sottovalutare.

Come prevenire le complicazioni del lutto?
Come comportarsi ed accompagnare un lutto?
Esiste una corretta elaborazione?

Diversi fattori intervengono nello sviluppo del processo del lutto, quelli legati al sesso, all'età e allo stato di salute o alle condizioni del decesso. Nelle complicanze del lutto, rivestono particolare importanza i fattori socioculturali e psicologici, il background culturale e religioso, il tipo di famiglia e di rapporti di amicizia... Condoglianze viene da cum-dolere, cioè 'soffrire con'. L'ascolto, la presenza discreta sono il primo passo. Fondamentale è far capire alla persona in lutto che le sue reazioni sono normali. E' importante non arrendersi al rifiuto di assistenza della persona in lutto. La presenza di chi accompagna deve essere rispettosa e fraterna, comprensiva e discreta, ma reale ed efficace.


Ricordiamoci che ogni lutto, come ogni morte, è unico e così va considerato e rispettato. Allo stesso modo, segue un tempo che gli è proprio. L'accompagnamento si adatta al tempo della persona, non lo impone. Il lutto, come la morte, è un nuovo parto, sempre doloroso e non sempre riuscito. Qualsiasi sintomo che supera l'apparente "normalità" va segnalato al medico curante (che dovrebbe essere formato alle patologie del lutto). Il confronto con il lutto rimane una delle ultime barriere da abbattere per riacquistare un rapporto sano con la morte e il morire.

Un paesaggio del Ladak (Tibet indiano) a 5000 m di altitudine

venerdì 30 luglio 2010

Il dolore della perdita: come aiutare i giovani?


Una risposta formativa a questo bisogno è stata creata dall’Associazione Paulo Parra per la Ricerca sulla Terminalità con Padì - Parole Discrete.



Il personaggio di Padì disegnato da Maria Grazia Di Stefano


Padì è un percorso destinato ai bambini e adolescenti delle scuole elementari, medie inferiori e superiori ideato nel 2000 dalla fondatrice dell’A.R.T. dr.ssa Amanda Castello. Scopo del percorso è aiutare i più giovani ad affrontare temi considerati “tabù” nella nostra società: le emozioni difficili, il dolore, la sofferenza, la malattia e la fine della vita.


L’acronimo Padì deriva da PA (parole) DI (discrete). Gli studi in materia, le esperienze personali nonché le richieste di aiuto pervenute all’A.R.T. hanno indotto la dr.ssa Amanda Castello ad ideare Padì partendo dall’ipotesi iniziale che il confrontarsi su questi temi sia un bisogno dei giovani.


Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola media nella provincia di Parma (per ragioni di privacy i volti delle ragazze sono stati oscurati)



La scuola, la famiglia e i luoghi di aggregazione strutturati costituiscono ambienti privilegiati dove il fanciullo può porre delle domande, dove dovrebbe sentirsi libero di parlare e sicuro di essere ascoltato. Privare il ragazzo di questa possibilità significa contribuire al mantenimento di un atteggiamento ipocrita basato sulla negazione di aspetti della vita scottanti che ci si illude di eliminare evitando di affrontarli.


Il successo dell’iniziativa Padì, la richiesta di alcune classi di proseguire con altri incontri, il parere positivo degli insegnanti coinvolti e dei genitori e i dati raccolti nei 10 anni di attività, sono la prova che il percorso risponde all’esigenza concreta dei ragazzi di poter parlare apertamente delle loro paure, emozioni, ansie e curiosità che difficilmente riescono ad esprimere con amici, parenti e insegnanti.



Il primo programma formativo italiano basato sulla possibilità di aprire un dialogo in classe sulla fine della vita nasce proprio nella nostra città, Piacenza, più precisamente a La Bagnata di Bettola, dove ha sede l’A.R.T. Da lì, Padì è partito per coinvolgere, in seguito, numerose scuole italiane.


I primi percorsi Padì sono stati realizzati nelle scuole Medie Superiori del piacentino: il Liceo Scientifico L. Respighi, il Liceo Artistico B. Cassinari, l’Istituto G. M. Colombini, l’Istituto professionale Commercio e Turismo A. Casali, l’Istituto per l’Agricoltura G. Marcora e il Liceo Ginnasio Statale M. Gioia. In seguito, Padì è stato richiesto in varie città italiane: Milano, Novara, Borgo Val di Taro (PR), Parma, Pavia, Lecce, Roma, Cremona, Crema…


Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola media superiore A Borgo Val di Taro (PR) (per ragioni di privacy i volti dei ragazzi sono stati oscurati)


Dopo il forte riscontro e le reazioni positive dei ragazzi coinvolti, è stato possibile entrare con Padì anche nelle scuole medie inferiori, superando i timori del mondo adulto. Così, partendo da Borgonovo Val Tidone (PC), passando per Milano, Novara, Varano de Melegari (PR), Bardi (PR), Albereto (PR) e Fornovo (PR), Padì ha coinvolto molti alunni e insegnanti delle scuole medie.


Il 2006 segna l’ingresso di Padì nelle scuole elementari. La prima esperienza in provincia di Pavia dove l’équipe Padì è stata chiamata in seguito ad un evento luttuoso che aveva colpito gli alunni, la scuola e il paese: la morte accidentale di un bambino avvenuta durante l’estate.


Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola elementare a Pavia (per ragioni di privacy i volti dei bambini sono stati oscurati)


Così Padì, percorso piacentino, ha raggiunto ragazze e ragazzi di tutta Italia: più di 800 alunni sono stati coinvolti dal 2000. Il numero è in costante crescita poiché con il prossimo anno scolastico, Padì ripartirà in altri istituti: Fornovo, Albereto, Bardi, Cremona, alcuni licei piacentini...


Fondamentale importanza riveste la preparazione degli operatori che conducono il programma. La formazione è, infatti, conditio sine qua non per affrontare temi simili. Conditio da sempre al primo posto nella scala di priorità dell’A.R.T.: l’équipe Padì è composta da formatrici (prevalentemente pedagogiste…) accuratamente preparate dall’A.R.T. al metodo Padì - A.R.T. attraverso percorsi ad hoc (tirocini, convegni, supervisione, lavoro su di sé…).



Padì permette di far esperienza della possibilità di condividere in classe vissuti difficili. Troppo spesso i bambini e gli adolescenti li tacciono, nascondendosi dietro una maschera di apparente serenità o atteggiamenti di aggressività verso se stessi e gli altri. E’ fondamentale perciò aiutarli a confrontarsi sinceramente e a porsi all’ascolto dell’altro senza mai giudicare. Attraverso una metodologia esperienziale che prevede il coinvolgimento attivo dell’insegnante e degli alunni, Padì lavora su valori che possono rappresentare un valido antidoto all’indifferenza e ai soprusi che troppo spesso affliggono le cronache scolastiche di oggi.


Padì - Parole Discrete A.R.T. in un liceo di Novara (per ragioni di privacy i volti dei ragazzi sono stati oscurati)


“È stato come sfoderare la spada e scagliarla contro quel dolore e quell’odio che mi fa star male, come liberarsi da un macigno, scoprendo che attraverso una parola, una lacrima e un sorriso possiamo affrontare insieme i momenti difficili e superarli. Grazie perché ho scoperto di non essere sola” scrive una ragazza di 17 anni durante Padì.


La testimonianza di un'alunna di Parma sollecita il mondo adulto ad andare in questa direzione: “Molte volte il nostro dolore è minimizzato dicendo che siamo giovani e abbiamo una vita davanti. Ma il nostro dolore è pari, se non maggiore, a quello degli adulti proprio perché spesso alcune delle sofferenze che subiamo sono le prime e quindi non sappiamo come reagire. Il nostro dolore deve essere trattato dalle persone non come una banale sofferenza, ma come un terribile stato d’animo…”



Una ragazza protagonista di Padì - Parole Discrete A.R.T. a Piacenza (per ragioni di privacy il volto della ragazza è stato oscurato)


L’A.R.T. mette a disposizione, attraverso Padì - Parole Discrete, una risorsa pedagogica nuova per meglio comunicare. Con Padì, i nostri ragazzi imparano un altro modo di comunicare non solo informazioni, ma comportamenti sociali.


Un cartellone raccoglie le poesie, i pensieri, le riflessioni degli alunni di una 4° Liceo di Novara scritti durante Padì - Parole Discrete A.R.T.


Padì può quindi rappresentare una risorsa alla quale presidi, insegnanti, educatori e scuole possono attingere per offrire agli alunni un viaggio di crescita alla scoperta di se stessi, degli altri, delle emozioni e dei valori che danno colore e significato all’esistenza.



Volete saperne di più su Padì?

Siete interessati a realizzarlo
nella vostra città, scuola, classe?


Contattateci!