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Arcobaleno tra le montagne del Ladak (Tibet indiano) Foto di Amanda Castello
Condividiamo con voi una riflessione sul lutto elaborata dalla dr.ssa Amanda Castello, fondatrice dell'A.R.T. L'abstract è stato presentato in occasione di alcune conferenze sul tema organizzate dall'A.R.T. a Piacenza e in provincia.
Tutti noi, un giorno o l'altro, ci troviamo davanti alla difficile e dolorosa esperienza della perdita di un essere caro. Troppo spesso, ci tocca vivere da soli le conseguenze della sofferta assenza.Ci sentiamo allora persi, incompresi, abbandonati… Nessuno ci ha mai preparato concretamenteall'evento morte e le banali e scontate frasi di convenienza non ci aiutano.
Cosa fare?
Nel caso di una malattia grave o dell’età anziana, il lutto non è un "lavoro" da iniziare dopo la morte. Deve cominciare prima, nella fase in cui la consapevolezza dell'inguaribilità della malattiasi sostituisce all'atteggiamento mentale della lotta per la guarigione.Fare il lutto di se stesso è un compito arduo e purtroppo spesso sottovalutato dai curanti e daifamigliari. Abbiamo spesso denunciato i danni di cui è responsabile il tristemente famoso "complotto del silenzio" che conduce solo all’isolamento della persona morente, all'incomunicabilità tra i membri della famiglia, alla perdita irrecuperabile di momenti preziosi da vivere tra colui che se ne va e coloro che rimangono, e favorisce un senso di colpa suscettibile di perdurare a lungo, fonte di problemi psicologici e somatici.
Dopo il decesso
Prima di tutto dobbiamo capire il lutto. Elaborare il proprio lutto necessita tempo ed energia, equando è possibile, una guida competente. Non è ragionevole imporre regole, tempi o metodologie standard. Si può soltanto ascoltare, accogliere, condividere, accompagnare e poi, quando ci sembrerà il momento, proporre delle linee-guida. Vorremmo offrire agli operatori, e achiunque si avvicini alla situazione del lutto, alcuni punti di riferimento per essere in grado di riconoscere una normale elaborazione ed individuare i segni che preludono all'installazione di una situazione di lutto cronico o patologico.
Il lutto normale: è spesso considerato dagli autori che su di esso hanno riflettuto come aventeuna certa similitudine con la melanconia. Nel 1911, Karl Abraham lo definì una "emorragiainterna" e spinse Freud a lavorare sul problema. Per Freud, quello che viene definito il lavorodi lutto, è indispensabile per riacquistare un equilibrio, ma può solo iniziare dopo la fine dellefasi del rifiuto e della collera che avvengono successivamente al decesso. Il processo del luttosegue delle tappe che obbediscono a vari fattori.Le reali tappe del lutto e le sue espressioni sono però legate alla presa di coscienza della perditache avviene dopo il rifiuto, la ricerca dell'oggetto perso, l'agitazione, l'apatia...
Risultanecessario vincere lo stato di schok. A seconda dei casi, si nota un peggioramento repentinodella salute. I primi segni si verificano sempre a livello somatico, poi gli effetti dell’incapacitàdi adattarsi alla nuova dimensione di vita si manifestano a livello intellettuale. Lo stessoavviene sul piano affettivo. L'accettazione è l'ultima fase che permette una ricostruzione delproprio Io. E' il momento in cui si riesce a raccogliere i pezzi del puzzle sparsi ed a ricomporrela struttura della propria personalità.
Le complicazioni del lutto: lutto cronico e lutto patologico
Il lutto non è una malattia, ma lo può diventare. Non sempre risulta evidente l'identificazionedi segni che avvertono della trasformazione del processo normale in un processo patologico. Lemanifestazioni del lutto normale si acutizzano e diventano croniche e, se non sono capite intempo e curate, possono trasformarsi in lutto patologico: apatia, assenze, indifferenza totale,insensibilità agli stimoli, anche al dolore... Il lutto acuto può manifestarsi in situazioni di morteimprovvisa (incidenti) o violenta (attentati, crimini, catastrofi naturali...), o nel suicidio in cui lafase del rifiuto facilmente si protrae senza apparente via di uscita. A livello psichico, ci sononumerosi segnali da non sottovalutare.
Come prevenire le complicazioni del lutto? Come comportarsi ed accompagnare unlutto? Esiste una corretta elaborazione?
Diversi fattori intervengono nello sviluppo del processo del lutto, quelli legati al sesso, all'età eallo stato di salute o alle condizioni del decesso. Nelle complicanze del lutto, rivestono particolareimportanza i fattori socioculturali e psicologici, il background culturale e religioso, il tipo difamiglia e di rapporti di amicizia...Condoglianze viene da cum-dolere, cioè 'soffrire con'. L'ascolto, la presenza discreta sono ilprimo passo. Fondamentale è far capire alla persona in lutto che le sue reazioni sono normali.E' importante non arrendersi al rifiuto di assistenza della persona in lutto. La presenza di chiaccompagna deve essere rispettosa e fraterna, comprensiva e discreta, ma reale ed efficace.
Ricordiamoci che ogni lutto, come ogni morte, è unico e così va considerato e rispettato. Allostesso modo, segue un tempo che gli è proprio. L'accompagnamento si adatta al tempo dellapersona, non lo impone. Il lutto, come la morte, è un nuovo parto, sempre doloroso e non sempreriuscito. Qualsiasi sintomo che supera l'apparente "normalità" va segnalato al medico curante(che dovrebbe essere formato alle patologie del lutto).Il confronto con il lutto rimane una delle ultime barriere da abbattere per riacquistare un rapportosano con la morte e il morire.
Un paesaggio del Ladak (Tibet indiano) a 5000 m di altitudine
Il personaggio di Padì disegnato da Maria Grazia Di Stefano
Padì è un percorso destinato ai bambini e adolescenti delle scuole elementari, medie inferiori e superiori ideato nel 2000 dalla fondatrice dell’A.R.T. dr.ssa Amanda Castello.Scopo del percorso è aiutare i più giovani ad affrontare temi considerati “tabù” nella nostra società: le emozioni difficili, il dolore, la sofferenza, la malattia e la fine della vita.
L’acronimo Padì deriva da PA(parole) DI (discrete).Gli studi in materia, le esperienze personali nonché le richieste di aiuto pervenute all’A.R.T. hanno indotto la dr.ssa Amanda Castello ad ideare Padì partendo dall’ipotesi iniziale che il confrontarsi su questi temi sia un bisogno dei giovani.
Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola media nella provincia di Parma (per ragioni di privacy i volti delle ragazze sono stati oscurati)
La scuola, la famiglia e i luoghi di aggregazione strutturati costituiscono ambienti privilegiati dove il fanciullo può porre delle domande, dove dovrebbe sentirsi libero di parlare e sicuro di essere ascoltato. Privare il ragazzo di questa possibilità significa contribuire al mantenimento di un atteggiamento ipocrita basato sulla negazione di aspetti della vita scottanti che ci si illude di eliminare evitando di affrontarli.
Il successo dell’iniziativa Padì, la richiesta di alcune classi di proseguire con altri incontri, il parere positivo degli insegnanti coinvolti e dei genitori e i dati raccolti nei 10 anni di attività, sono la prova che il percorso risponde all’esigenza concreta dei ragazzi di poter parlare apertamente delle loro paure, emozioni, ansie e curiosità che difficilmente riescono ad esprimere con amici, parenti e insegnanti.
Il primo programma formativo italiano basato sulla possibilità di aprire un dialogo in classe sulla fine della vita nasce proprio nella nostra città, Piacenza, più precisamente a La Bagnata di Bettola, dove ha sede l’A.R.T. Da lì, Padì è partito per coinvolgere, in seguito, numerose scuole italiane.
I primi percorsi Padì sono stati realizzati nelle scuole Medie Superiori del piacentino: il Liceo Scientifico L. Respighi, il Liceo Artistico B. Cassinari, l’Istituto G. M. Colombini, l’Istituto professionale Commercio e Turismo A. Casali, l’Istituto per l’Agricoltura G. Marcora e il Liceo Ginnasio Statale M. Gioia. In seguito, Padì è stato richiesto in varie città italiane: Milano, Novara, Borgo Val di Taro (PR), Parma, Pavia, Lecce, Roma, Cremona, Crema…
Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola media superiore A Borgo Val di Taro (PR) (per ragioni di privacy i volti dei ragazzi sono stati oscurati)
Dopo il forte riscontro e le reazioni positive dei ragazzi coinvolti, è stato possibile entrare con Padì anche nelle scuole medie inferiori, superando i timori del mondo adulto. Così, partendo da Borgonovo Val Tidone (PC), passando per Milano, Novara, Varano de Melegari (PR), Bardi (PR), Albereto (PR) e Fornovo (PR), Padì ha coinvolto molti alunni e insegnanti delle scuole medie.
Il 2006 segna l’ingresso di Padì nelle scuole elementari. La prima esperienza in provincia di Pavia dove l’équipe Padì è stata chiamata in seguito ad un evento luttuoso che aveva colpito gli alunni, la scuola e il paese: la morte accidentale di un bambino avvenuta durante l’estate.
Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola elementare a Pavia (per ragioni di privacy i volti dei bambini sono stati oscurati)
Così Padì, percorso piacentino, ha raggiunto ragazze e ragazzi di tutta Italia: più di 800 alunni sono stati coinvolti dal 2000. Il numero è in costante crescita poiché con il prossimo anno scolastico, Padì ripartirà in altri istituti: Fornovo, Albereto, Bardi, Cremona, alcuni licei piacentini...
Fondamentale importanza riveste la preparazione degli operatori che conducono il programma. La formazione è, infatti, conditio sine qua non per affrontare temi simili. Conditio da sempre al primo posto nella scala di priorità dell’A.R.T.: l’équipe Padì è composta da formatrici (prevalentemente pedagogiste…) accuratamente preparate dall’A.R.T. al metodo Padì - A.R.T. attraverso percorsi ad hoc (tirocini, convegni, supervisione, lavoro su di sé…).
Padì permette di far esperienza della possibilità di condividere in classe vissuti difficili. Troppo spesso i bambini e gli adolescenti li tacciono, nascondendosi dietro una maschera di apparente serenità o atteggiamenti di aggressività verso se stessi e gli altri. E’ fondamentale perciò aiutarli a confrontarsi sinceramente e a porsi all’ascolto dell’altro senza mai giudicare. Attraverso una metodologia esperienziale che prevede il coinvolgimento attivo dell’insegnante e degli alunni, Padì lavora su valori che possono rappresentare un valido antidoto all’indifferenza e ai soprusi che troppo spesso affliggono le cronache scolastiche di oggi.
Padì - Parole Discrete A.R.T. in un liceo di Novara (per ragioni di privacy i volti dei ragazzi sono stati oscurati)
“È stato come sfoderare la spada e scagliarla contro quel dolore e quell’odio che mi fa star male, come liberarsi da un macigno, scoprendo che attraverso una parola, una lacrima e un sorriso possiamo affrontare insieme i momenti difficili e superarli. Grazie perché ho scoperto di non essere sola” scrive una ragazza di 17 anni durante Padì.
La testimonianza di un'alunna di Parma sollecita il mondo adulto ad andare in questa direzione:“Molte volte il nostro dolore è minimizzato dicendo che siamo giovani e abbiamo una vita davanti. Ma il nostro dolore è pari, se non maggiore, a quello degli adulti proprio perché spesso alcune delle sofferenze che subiamo sono le prime e quindi non sappiamo come reagire. Il nostro dolore deve essere trattato dalle persone non come una banale sofferenza, ma come un terribile stato d’animo…”
Una ragazza protagonista di Padì - Parole Discrete A.R.T. a Piacenza (per ragioni di privacy il volto della ragazza è stato oscurato)
L’A.R.T. mette a disposizione, attraverso Padì - Parole Discrete, una risorsa pedagogica nuova per meglio comunicare. Con Padì, i nostri ragazzi imparano un altro modo di comunicare non solo informazioni, ma comportamenti sociali.
Un cartellone raccoglie le poesie, i pensieri, le riflessioni degli alunni di una 4° Liceo di Novara scritti durante Padì - Parole Discrete A.R.T.
Padì può quindi rappresentare una risorsa alla quale presidi, insegnanti, educatori e scuole possono attingere per offrire agli alunni un viaggio di crescita alla scoperta di se stessi, degli altri, delle emozioni e dei valori che danno colore e significato all’esistenza.
Volete saperne di più su Padì?
Siete interessati a realizzarlo
nella vostra città, scuola, classe?
"Siamo ottimisti per dovere e per abitudine”, afferma sempre la fondatrice dell’A.R.T., la dr.ssa Amanda Castello. A volte, però, succedono cose che superano anche le più rosee aspettative di irriducibili ottimisti come i volontari dell’Associazione Paulo Parra per la Ricerca sulla Terminalità , impegnata nelle cure palliative, nel sostegno al malato terminale e ai suoi cari, oltre che nella formazione e informazione dell'opinione pubblica e degli operatori sanitari. Ne è un esempio CenARt alla Muntàche si è svolta domenica 18 luglio 2010.
La numerosissima partecipazione (è stato raggiunto il tutto esaurito nonostante fosse una calda domenica di metà luglio), l’allegria e solidarietà delle persone presenti, la suggestiva scenografia creata dai tavoli allestiti sulla scalinata della Muntà, la professionalità e competenza dei gestori del ristorante piacentino, Leonardo e Paolo, il servizio impeccabile e la qualità della cucina, uniti alla splendida musica di sottofondo eseguita con passione dal duo San Lorenzo,hanno dato vita ad una serata unica.
La cena si è aperta con l’intervento di Chiara Marenghi che ha dato il via alla serata ringraziando tutti i presenti a nome dell’Associazione e dei membri del Consiglio Direttivo dell’A.R.T. che hanno curato l’organizzazione della serata: oltre a lei, le dr.sse Lucia Tagliaferri e Francesca Volta, coadiuvate da Lara Ferrari, volontaria dell’Associazione oltre che collaboratrice del Ristorante.
“Dalla serata sono stati banditi i discorsi ufficiali” ha affermato Lucia Tagliaferri a cui è passata poi la parola “poiché crediamo che lo spirito alla base di CenART sia all’insegna dell’amicizia, della conversazione e dello scambio personale”. A questi spazi più intimi e diretti è stata affidato quindi il racconto delle attività e dei progetti dell’Associazione, oltre al materiale informativo distribuito a tuttii presenti.
“Solo due cose ci pare doveroso dire anche formalmente: i ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento, che lasciamo per il finale con una piccola sorpresa, e lo scopo della serata: promuovere la conoscenza delle attività dell’A.R.T. e raccogliere fondi a sostegno dei progetti dell’Associazione per l'aiuto dei più piccoli che affrontano le delicate esperienze della malattia grave di una persona cara e del lutto.” Un breve spazio, quindi, è stato dedicato all’illustrazione delle iniziative A.R.T. dedicati ai bambini e agli adolescenti.
Ci sono alcune esperienze di cui non è semplice parlare, soprattutto a bambini o adolescenti. Le emozioni difficili, la sofferenza, la malattia grave o inguaribile e la fine della vita sono tra queste. Per questo, l'A.R.T. riserva una particolare attenzione ai giovani, ai genitori, alle scuole e agli insegnanti che si trovano ad affrontare delicati momenti della vita. Molte le domande di aiuto da parte di insegnanti, genitori e degli stessi giovani a cui l’Associazione A.R.T. prova a dar risposta attraverso percorsi di sostegno individuali e di gruppo.
Così si è entrati nel vivo della serata e protagonista è diventato il prelibato menù preparato a cura del Ristorante la Muntà. Le portate che si sono susseguite, dall’antipasto al dolce, erano degne di un’occasione speciale e sono state particolarmenteapprezzate dagli ospiti. I deliziosi piatti sono stati preparati con fantasia e cura dalla cuoca della Muntà, Imma, e dall’aiuto cuoca Nahir.
Il servizio ai tavoli ha riservato sorprese inattese. Alle esperteNicoletta e Lara, che collaborano da tempo con il ristorante piacentino, si sono affiancati anche i tre membri del Consiglio direttivo A.R.T. Chiara, Francesca e Lucia. Gli invitati hanno apprezzato l’impegno e si sono divertiti seguendo le “prodezze” delle improvvisate cameriere. Grazie a Nicoletta e Lara, che hanno guidato con professionalità e pazienza le “colleghe” meno competenti, ogni spiacevole imprevisto è stato evitato!
La musica di qualità non è mancata. Proponendo ricercati pezzi della tradizione popolare europea, il duo San Lorenzo, composto da Francesco Bonomini, organetto diatronico, e Giovanni Casati, violino, ha contribuito a creare un’atmosfera incantevole.
Tra i presenti alla serata, molti amici fedeli dell’Associazione. Molte anche le persone che partecipavano per la prima volta ad un evento A.R.T. Tra di loro alcuni, colpiti dal lavoro svolto in un ambito delicato ma importante come le cure palliative e l’aiuto ai malati terminali, hanno voluto aderire all’A.R.T. diventandone membri sostenitori.
“E’ stata una serata bellissima ed è stato un piacere esserci” ha commentato un giovane partecipante di Piacenza. “Sapere di poter contribuire alla realizzazione di un’attività così importante come l’aiuto a bambini in lutto o che vivono la malattia di una persona cara, trascorrendo una magnifica serata è un piacere raro. Il prossimo anno vorrei portare molti amici in più, non si può mancare a CenART!”
Tra divertenti chiacchierate, scambio su iniziative e progetti in cantiere per l’A.R.T., brindisi e ottima musica la serata è volta al finale.
“Sono troppo sentiti i ringraziamenti di stasera per lasciarli ad un semplice elenco di nomi e ruoli” ha esordito Francesca Volta nella parte conclusiva “Per questo abbiamo pensato ad una vera epropria premiazione dei Campioni di Solidarietà per CenART!”
Per la generosa ed immediata adesione a CenART alla Muntà, sono state premiate le addette alla cucina. La prima ad essere chiamata per la premiazione è Claudia, che ha sistemato la cucina e lavato piatti e posate in tempi record.
“Hanno rinunciato alla loro unica serata di risposo settimanale per aiutarci stasera: Imma, la cuoca, e Nahir, aiuto cuoca.Grazie alla loro competenza avete potuto gustare questi ottimi cibi!” ha commentato Francesca dando loro l’attestato di Campione di Solidarietà per CenART.
La gestione impeccabile del servizio in sala è stata garantita da Lara e Nicoletta, premiate con il dovuto riconoscimento. Entrambe hanno offerto la loro prestazione in modo totalmente volontario, rinunciando al loro compenso per aiutare l’A.R.T.
Dallo staff della Muntà l’attenzione si è spostata poi sugli artisti coinvolti in CenART.
Il duo duo San Lorenzo, composto da Francesco Bonomini, organetto diatronico, e Giovanni Casati, violino, è stato premiato tra i calorosi applausi tributatigli dal pubblico “La raffinata musica che hanno magistralmente eseguito durante la serata ha creato un’atmosfera magica” ha affermato Francesca consegnandogli l’attestato "e anche la loro prestazione è stata donata all'A.R.T."
“Un’altra artista che non avete visto al lavoro stasera ma che ci ha offerto davvero un grande aiuto è stata Isabella Milani, che ha realizzato le splendide locandine, il logo e il menù di CenART” ha affermato Lucia, premiando la talentuosa grafica piacentina presente alla serata.
“Senza il loro contributo non saremmo qui stasera. Hanno aderito con immediato entusiasmo e generosità alla nostra proposta di realizzare una cena benefica. La loro esperienza nel settore, i preziosi consigli, il supporto logistico uniti al grande lavoro di cui si sono fatti carico hanno garantito il successo di CenART”.
Con queste parole sono stati premiati i “padroni di casa” Leonardo Beltrani e Paolo Balestrazzi, gestori del Ristorante, che hanno ricevuto il meritato attestato di Campioni di solidarietà per CenART.
Infine, è stato tributato un sentito riconoscimento a tutte le persone presenti.
“CenArt è stata una scommessa. E’ il primo evento di questo tipo che l’A.R.T. realizza. E’ merito vostro se si è dimostrata una scommessa vincente. Grazie a nome dell’A.R.T. e dei volontari che si sono impegnati per rendere possibile l’evento.
Grazie, inoltre, a nome di tutti i bambini e ragazzi che attraverso il vostro contributo di stasera potremo continuare ad aiutare.” hanno concluso le organizzatrici.
Ottimo cibo, un po' di gustoso vino di qualità, musica di sottofondo, un'abbondante dose di divertimento e la compagnia di persone simpatiche e generose...
il tutto unito alla consapevolezza di aiutare un'associazione di volontariato come l'A.R.T. che si dedica da più di 10 anni alla promozione delle cure palliative e dell'hospice, all'aiuto dei malati terminali, delle loro famiglie e e delle persone che vivono il lutto.
Grazie all’appoggio e alla solidarietà dei gestori del Ristorante La Muntà, Leonardo e Paolo, promotori con l’A.R.T. dell’iniziativa, è stata messa in cantiere la cena benefica che si svolgerà nella cornice di una delle zone più caratteristiche e suggestive della vecchia Piacenza: la Muntàdi ratt, la scalinata che collega Via Mazzini alla più bassa Via San Bartolomeo.
La finalità è la raccolta di fondi per permettere all’A.R.T. di proseguire con i percorsi finalizzati al sostegno di bambini e adolescenti che si trovano a vivere la malattia di un loro caro e il lutto.
Un momento di Padì - Parole Discrete A.R.T. realizzato in una scuola elementare per aiutare i bimbi ad affrontare un lutto(per ragioni di privacy i volti dei bambini sono stati oscurati)
Ci sono alcune esperienze di cui non è semplice parlare, sopratutto a bambini o adolescenti. Le emozioni difficili, la sofferenza, la malattia grave o inguaribile e la fine della vita sono tra queste. Per questo, l'A.R.T. riserva una particolare attenzione ai giovani, ai genitori, alle scuole e agli insegnanti che si trovano ad affrontare delicati momenti della vita. Molte le domande di aiuto da parte di insegnanti, genitori e degli stessi giovani a cui l’Associazione A.R.T. prova a dar risposta attraverso percorsi di sostegno individuali e di gruppo. Proprio per sostenere queste attività nasce l’idea di CenART alla Muntà.
Un percorso d'aiuto realizzato dall'A.R.T. in sede per bambini che hanno perso un genitore (per ragioni di privacy i volti dei bambini sono stati oscurati)
Il menu è quello delle grandi serate: la cena si apre con un’insalata di gamberi, asparagi, olive taggiasche e pompelmo, seguita dal tortino di verdure con caprino in salsa di pomodoro. Maltagliati con verdure saltate in padella e ricotta salata saranno il primo, mentre per secondo sarà portato in tavola branzino al cartoccio con porri e patate. A chiudere una fresca e delicata mousse di fragole. Acqua e buon vino delle valli piacentine non mancheranno dalle tavole allestite per l’occasione in via Mazzini.
Il costo solidale è di 35,00 euro a persona.
Per ragioni organizzative, è necessaria la prenotazione entro l'11 luglio presso: Associazione A.R.T. Tel 0523 917686 - Cel. 333 4387687 e-mail: artlabagnata@gmail.com oppure Ristorante Birreria La Muntà tel.0523 498929 Via Mazzini 72 - Piacenza (PC)
L'Associazione Paulo Parra per la Ricerca sulla Terminalità è un'associazione di volontariato fondata nel 1997 da Amanda Castello. Da più di 10 anni si occupa di formare, sensibilizzare ed informare la popolazione sulle tematiche dell'hospice e delle cure palliative. L'A.R.T. è membro della FCP Federazione Cure Palliative, che raggruppa 60 organizzazioni no profit impegnate nella difesa dei diritti del malato inguaribile.